Cinema, psicologia e cinema-terapia


Da molti anni gli psicoterapeuti usano assegnare ai pazienti delle letture di approfondimento come parte del processo terapeutico. A volte vengono suggeriti libri di filosofia, ma più spesso si tratta di libri o articoli correlati direttamente con un certo tipo di problemi. Anche guardare un film può fornire ad un paziente delle informazioni importanti. Suggerire ad un paziente la visione di un film o assegnarlo come “compito a casa” è un fenomeno che si sta diffondendo con molta rapidità, soprattutto tra gli psicoterapeuti d’oltreoceano. Non esiste una precisa scuola o data a cui poter far risalire la nascita dell’applicazione del cinema nella psicoterapia.

Avendo avuto modo di approfondire gli studi su questa applicazione quando ho svolto le ricerche per la mia tesi di laurea nel 1992, ho rintracciato centri di psicoterapia in Italia che facevano uso del film nella psicoterapia di gruppo già dalla prima metà degli anni ’80. Altri primordi di questa applicazione sono individuabili nel lavoro di Max Beluffi nell’ospedale psichiatrico “G.Antonini” di Limbiate nella seconda metà degli anni Sessanta, noto come “antropoanalisi di gruppo cinecondizionata”, e nel metodo psicoterapeutico del “Cinedebate” che Carlos Acosta Nodal ha sperimentato a partire dal 1967 a Cuba, nel 1° ospedale “General Calixto Garcìa”.

La cineterapia o cinema-terapia (cinema-therapy o movie-therapy) utilizza i film come metafore per realizzare interventi terapeutici di forte impatto e potere. E’ una tecnica aggiuntiva eccellente nei trattamenti brevi in quanto facilita sia l’insight terapeutico, sia l’alleanza terapeutica tra il paziente e lo psicoterapeuta. Attraverso la cinema-terapia, il paziente ha la possibilità di esplorare le situazioni e le diverse tipologie di personalità per una maggiore comprensione della vita di relazione, di esaminare temi che riguardano la sua vita interiore e di riconoscere tecniche di problem solving e di coping.

Del metodo cinema-terapeutico esiste la variante individuale e la variante di gruppo. Utilizzare un film nella psicoterapia individuale o nella psicoterapia di gruppo è molto differente. Nella psicoterapia individuale, infatti, vedere un film è assegnato come “compito a casa”. Al paziente è richiesto di scrivere alcune note di commento sul film da portare nella successiva seduta e discutere con lo psicoterapeuta, ma la visione del film è al di fuori dell’interazione psicoterapeutica. Nella psicoterapia di gruppo, invece, la visione del film è fatta durante la sessione psicoterapeutica. Dopo una breve introduzione dello psicoterapeuta, il film viene proiettato e una volta conclusa la visione viene avviata la dinamica di gruppo a partire dagli stimoli forniti dal film. Guardare un film insieme dà ai pazienti una base di informazioni comuni da cui cominciare a lavorare.

Sia nella psicoterapia individuale che in quella di gruppo, il film viene scelto dallo psicoterapeuta sulla base degli obiettivi specifici di trattamento. Lo psicoterapeuta Pam Martin elenca una serie di vantaggi che favoriscono l’uso del film nella psicoterapia: le informazioni contenute in un film sono accessibili alla maggior parte delle persone indipendentemente dal loro background culturale o dal loro livello di alfabetizzazione; i film sono esperienze multisensoriali e forniscono informazioni diverse dal materiale scritto; affittare un film è poco costoso; guardare un film è un impiego del tempo accettabile per la maggior parte dei pazienti; c’è elevato consenso.

L’utilizzo del film nella psicoterapia è indipendente dall’approccio psicoterapeutico utilizzato. Sebbene le prime indagini sul cinema dal punto di vista psicologico siano state fondamentalmente di tipo psicoanalitico, nel caso della psicoterapia per l’adozione del film nel trattamento dei pazienti non ci sono state discriminazioni. Che sia di indirizzo psicodinamico, o cognitivista, o comportamentista, o sistemico (e non cito tutti i modelli), lo psicoterapeuta può utilizzare il film in combinazione con i concetti e le modalità proprie del suo approccio. Ad esempio, per uno psicoterapeuta cognitivista il film può fornire uno strumento di supporto per la comprensione delle convinzioni disadattive e per la ristrutturazione cognitiva. Inoltre, dal momento che galvanizza le emozioni, il film facilita l’insight emotivo, il quale dà la motivazione per proseguire il cambiamento psicoterapeutico.

Il grande interesse che si sta diffondendo per l’uso del film nella psicoterapia ha molte ramificazioni. Come per ogni nuova teoria, però, c’è carenza di ricerca di quantitativa e qualitativa. Molti vedono la cinema-terapia come un metodo poco scientifico poiché lo considerano troppo semplicistico, ma anch’essi non supportano il loro punto di vista con dati provenienti dalla ricerca. Ad ogni modo si sta cominciando a sviluppare un dibattito sempre più allargato nel mondo della psicoterapia relativamente a questo metodo, e questo, presumibilmente ed auspicabilmente, porterà a studi scientifici sulla sua efficacia nella diagnosi e nel trattamento.

Maggiori approfondimenti in "La mente dietro le quinte", scritto da Cristina Miliacca, edito da Il Filo. Chi fosse interessato può riceverlo gratuitamente richiedendolo a cristina.miliacca@gmail.com

Che cos'è la psicoterapia


Nella psicoterapia il paziente ed il terapeuta si trovano a tu per tu, in posizione frontale su poltrone o attorno ad una scrivania (secondo anche che si tratti di psicoterapia individuale o di coppia).

Il trattamento è basato sulla parola. Il paziente viene aiutato ad esprimere verbalmente sensazioni, sentimenti, stati d'animo, pensieri legati alle situazioni ed ai comportamenti che egli ritiene inadeguati al suo benessere ed alla sua soddisfazione esistenziale. Lo psicoterapeuta da una parte fornisce un supporto ed una guida per questa verbalizzazione, dall’altra aiuta la persona a comprendere gli schemi di pensiero e di relazione che gli creano sofferenza e a cercare delle alternative più adeguate.

In casi particolari il trattamento psicoterapeutico può associarsi ad altri tipi di intervento, quale quello medico, farmacologico o istituzionale.


Al centro dell’interesse del lavoro psicoterapeutico, lo psicoterapeuta pone sempre l'individuo e le sue relazioni. L'obiettivo primario del trattamento è quello del cambiamento, che si concretizza nel raggiungimento di una situazione di maggiore benessere personale, intesa innanzi tutto come acquisizione e attivazione di risorse necessarie per affrontare problematiche passate, presenti o future e conseguentemente, ma non necessariamente, come risoluzione totale e definitiva dei problemi presentati all'inizio del trattamento.

Il cambiamento conseguito è una trasformazione sostanziale ed avviene sia nel pensiero sia nel comportamento. Il paziente, infatti, sviluppa nuove capacità di connettere e dare senso agli eventi, anche in relazione a se stesso. Al termine del percorso terapeutico acquisisce la capacità di riflettere su se stesso, che lo porta anche a porsi nuovi interrogativi ed a raggiungere un aumentato e diverso livello di consapevolezza di sé. Inoltre fa propria una visione positiva della vita e un approccio più “relativista”, basato sull'idea che non esiste una verità assoluta ma esistono modi diversi di vedere la realtà, e che una interazione con loro facilita la crescita come persona.

L'esperienza di fiducia che si crea con lo psicoterapeuta consente la costruzione di una modalità differente di rapportarsi agli altri, favorendo il senso di autonomia e l'attivazione di nuove risorse anche in contesti e situazioni diverse da quella oggetto di trattamento.

Che cos'è la consulenza psicologica


La consulenza psicologica consiste in una valutazione e un supporto psicologici rivolti al singolo individuo, alla coppia, ai genitori o alla famiglia. Viene effettuata una indagine accurata della situazione (anche con l’uso di test), utilizzando le informazioni raccolte e organizzate con il cliente, per formulare pareri circa le cause dei problemi in atto e i fattori (interni ed esterni) che favoriscono il perdurare dei problemi presentati. Vengono individuati, inoltre, i fattori che potrebbe aggravare la situazione e le azioni da intraprendere per risolverla o migliorarla. Concordemente con la problematica considerata possono essere fornite informazioni, consigli pratici o anche eventuale indirizzamento a professionalità e trattamenti idonei.


La consulenza è di tipo preventivo allorché viene richiesta per problemi che si stanno per manifestare e che grazie alla valutazione fornita potranno non manifestarsi o avverranno in maniera diversa. Secondo le specifiche circostanze, la consulenza psicologica può concludersi con la valutazione del caso fornita al cliente, può procedere come intervento psicologico di sostegno per affrontare un temporaneo momento di crisi, oppure può proseguire con un percorso di psicoterapia.

Chi è lo "psi": districarsi tra le varie figure


Lo psicoterapeuta è un professionista che lavora nel campo della salute con competenze e funzioni specifiche. Il suo lavoro consiste nel fornire un aiuto per risolvere problemi psicologici e disturbi mentali, favorire un cambiamento a livello psicologico e comportamentale, dare un nuovo significato agli eventi, alle relazioni e alle rappresentazioni di essi.

La possibilità di condividere ed esplorare in profondità – con un professionista competente e all’interno di una relazione empatica – i propri vissuti, le proprie ansie e debolezze, e capirle insieme, porta all’acquisizione di nuovi strumenti psicologici e relazionali, il cui ultimo scopo consiste nel diventare gli psicologi di se stessi. Oltre alle situazioni di sofferenza e malattia psicologica grave in cui l’intervento di uno specialista è necessario, chiunque in qualsiasi momento della propria vita può avere bisogno o desiderio di rivolgersi ad uno psicologo per prendersi cura di se stesso e iniziare un percorso di benessere e soddisfazione.

L’assenza di una cultura psicologica in Italia ha fatto nascere molti luoghi comuni riguardo la definizione di psicologo, che spesso viene visto come il dottore dei matti, una figura con poteri particolari che ti psicanalizza, colui che ha tutte le risposte, l’impiccione che vuole solo farsi gli affari tuoi, una persona buona che ti consiglia e ti conforta, il mago che ti cambia, il dottore che ti cura e ti guarisce, un’inutile spreco di soldi e di tempo, qualcuno che avrebbe potuto farci stare bene se non fosse ormai troppo tardi.


Spesso inoltre, per assonanza di nome, viene fatta confusione tra figure professionali che hanno invece ruoli diversi.

1) PSICOLOGO. Ha una laurea in psicologia, che prevede diversi indirizzi mirati a fornire una settorialità di conoscenza (clinico, educativo, sperimentale, sociale, organizzativo). Il campo di intervento con la sola laurea specialistica di 5 anni è limitato alla consulenza psicologica ed alla somministrazione di test. Per essere un professionista abilitato all’esercizio della professione, lo psicologo deve obbligatoriamente iscriversi all'Ordine professionale degli Psicologi. Utenti: chi vuole avere una visione preliminare del suo problema o un sostegno di tipo psicologico.

2) PSICOTERAPEUTA. Oltre alla laurea in psicologia, o in medicina, e all’iscrizione all’Ordine degli Psicologi, ha una specializzazione post universitaria di almeno quattro anni. Inoltre, salvo per alcuni indirizzi teorici, ha sperimentato obbligatoriamente la posizione di paziente in terapia, sottoponendosi ad una propria analisi personale. Dal terzo anno di specializzazione, il professionista è abilitato alla psicoterapia in supervisione, ma per poter esercitare la propria professionalità al termine della specializzazione dovrà essere necessariamente iscritto nell’Elenco degli Psicoterapeuti del proprio Ordine regionale di appartenenza. Lo psicoterapeuta amplia il campo di interazione e azione e può fornire una valutazione della situazione al fine di costruire una diagnosi e disporre di ipotesi per fornire un trattamento terapeutico. Lo psicologo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci in quanto non abilitato dalla sua formazione professionale; il medico psicoterapeuta, in quanto medico, ha invece questa competenza e idoneità.

3) PSICOANALISTA. È uno psicoterapeuta che si ispira alla psicoanalisi di Freud e dei suoi successori. Per acquisire l’idoneità deve specializzarsi presso la scuola di riferimento e sottoporsi in prima persona ad un’analisi personale della durata variabile di qualche anno.

4) PSICHIATRA. È un laureato in medicina con specializzazione in psichiatria. Non è necessariamente anche psicoterapeuta, per la cui abilitazione deve richiedere specifica iscrizione presso l’Ordine dei Medici di appartenenza. Tratta i disturbi psichici e le malattie mentali attraverso l’utilizzo di farmaci e sovente collabora con lo psicologo o lo psicoterapeuta nel fornire supporto ad una stessa persona, ottenendo un risultato migliore di quello che verrebbe raggiunto attraverso l’utilizzo esclusivo di uno dei due approcci.

Quando rivolgersi ad uno psicoterapeuta


In alcuni momenti della vita può accadere di star male, di avere problemi che limitano la serenità mentale e sono fonte di stress, disagio e sofferenza, di sperimentare blocchi nella propria capacità di decidere, di essere tristi, disperati, depressi oppure euforici in maniera alterata, di avere poca stima di se stessi e di sottrarsi quindi a occasioni di miglioramento, di avere una vita relazionale scombussolata o difficili crisi familiari. La persona si accorge di non saper controllare o gestire i propri pensieri, le proprie emozioni, i propri comportamenti e di sperimentare un progressivo peggioramento nella qualità della propria vita. Si avvicina pertanto alla psicoterapia per avere un aiuto a capire meglio cosa sta succedendo, a trovare un sollievo dalla propria sofferenza e a risolvere il problema. 

Intraprendere un percorso psicoterapeutico si rivela molto utile, in certi casi addirittura indispensabile, per non entrare in un circolo vizioso psicopatologico. La psicoterapia aiuta a rimettere in ordine le emozioni, i pensieri, le sensazioni e/o i comportamenti attraverso l'uso di tecniche specifiche che servono a ristabilire la propria capacità di autodeterminazione, autoefficacia, autocontrollo e soprattutto a ritrovare il proprio benessere mentale. 

Molte volte chiedere aiuto ad un'altra persona è una delle azioni più difficili da intraprendere, perché si associa ad una serie di percezioni e valutazioni negative su di sé. Tuttavia rivolgersi ad uno psicoterapeuta per avere aiuto costituisce l’opportunità di dare una svolta positiva al proprio stato di disagio.

 
Questo specialista della psiche ha gli strumenti utili per dipanare i dubbi, per curare le ferite, i traumi e le delusioni della vita, ma anche per aiutare a scoprire ed utilizzare la ricchezza che è dentro ognuno di noi.

Per cominciare un percorso psicoterapeutico, però, non è necessario trovarsi in un momento di sofferenza. Molte persone decidono di rivolgersi ad uno psicoterapeuta perché desiderano iniziare un percorso di autoconoscenza, di cambiamento e di crescita per migliorare la propria qualità di vita. L’autoconoscenza è prevenzione. La psicoterapia è un laboratorio dove la persona può essere libero di esplorare le proprie difficoltà e incertezze e sperimentare le proprie potenzialità di problem solving per operare un cambiamento personale.

La psicoterapia dà l’opportunità alla persona di percorrere una strada verso l’autoconsapevolezza, l’autodeterminazione, la serenità con il mondo, la spontaneità creativa e di trovare nuovi percorsi di sviluppo personale. Il ruolo dello psicoterapeuta è di prendere per mano la persona per accompagnarla e sostenerla, ma senza sostituire la decisione dell’altro, senza fornire soluzioni prefabbricate, perché ogni individuo è un universo unico. Una cosa però è comune: tutti hanno la capacità e il diritto di essere persone felici.